Contenuti digitali italiani per l’università

Nicola Cavalli curerà l’evento “MLOL per le biblioteche accademiche: esperienze in corso e prospettive” in occasione del prossimo Convegno delle Stelline. Per partecipare alla sessione, è richiesta l’iscrizione all’indirizzo info@medialibrary.it.

Uno dei mantra più comuni quando si parla di università italiana è relativo ai tagli sui budget ed alla poca capacità di spesa rimasta. Se però andiamo a guardare le cifre spese per i contratti di licenze delle riviste elettroniche vediamo come non si parli certo di cifre piccole. Come si può approfondire in un articolo di Rue89, supplemento de le Nouvel Observateur, la cifra concordata per 5 anni, per l’accesso alla versione elettronica di un grosso corpus di riviste, da parte dei consorzi francesi con Elsevier è di 172 milioni di Euro. Quasi 35 milioni di Euro annui, per un solo gruppo editoriale. Le cifre dei contratti con gli altri editori principali sono probabilmente simili.

È ovvio che, di fronte a queste spese per contenuti, provenienti principalmente da riviste e non da monografie, di editori stranieri, rimanga ben poco per acquistare riviste, ma soprattutto monografie digitali in italiano. Eppure la produzione scientifica di una parte dell’accademia italiana avviene ancora attraverso la pubblicazione di monografie e riviste in italiano, pubblicate da editori italiani.

Siamo quindi in una situazione nella quale la spesa per l’acquisto di contenuti digitali italiani non è proporzionale alla loro importanza per la ricerca e per la didattica.

La situazione attuale è storicamente giustificata dal ritardo nell’offerta di contenuti digitali dagli editori italiani, ora però che l’offerta inizia ad esserci c’è la possibilità che questa situazioni muti.

È anche vero che la lettura in digitale, in particolare per lo studio, pone ancora alcuni problemi e necessita comunque di un cambiamento nelle abitudini di lettura e di studio, un cambiamento culturale che non avviene in pochi mesi. Ma, come è avvenuto in passato per le riviste elettroniche straniere, la loro disponibilità in digitale, ha indotto dei cambiamenti nelle abitudini di ricerca. Sono allora le biblioteche che possono (forse devono?) essere il motore di questo cambiamento, o meglio devono facilitare la possibilità che questo accada, senza sapere e senza volere aprioristicamente sostenere i vantaggi di una modalità o dell’altra.

Nicola Cavalli